Il principio della cultura lituana può datarsi intorno al 200 a.C. con l’insediamento dei Balti nella zona tra Dnepr, Daugava e il Mar Baltico.
Si crede che i Balti siano giunti con la principale ondata migratoria dei popoli Indoeuropei ma che non appartengano alle stesse formazioni poi stanziatesi nell’Europa Occidentale e Meridionale. I successivi contatti tra i Balti e le altre culture europee rese però l’interscambio abbastanza complesso a causa delle notevoli differenze, differenze che hanno però consentito di preservare molte delle radici originarie.
Le documentazioni nel periodo fino al primo millennio sono molto frammentarie, la vita religiosa seguiva culti differenti da zona a zona ma di tipo relativamente primitivo, nessuna tradizione scritta, architettura o oggettistica. La trasmissione quasi del tutto verbale, anche canora o teatrale non ha lasciato tracce, così come l’utilizzo di oggetti naturali per le rappresentazioni e i culti.
E’ solo verso la fine del millennio che andò progressivamente formandosi la prima nazione lituana in seguito alla progressiva differenziazione tra i Balti Orientali ed Occidentali. La fondazione di un centro religioso (Romuva, secondo alcuni ispirato a Roma), la prima citazione del nome della Lituania e le sempre più intense interazioni con le nazioni sud-occidentali contribuirono a delineare i contorni di una vera nazione.
In particolare le incursioni dell’ordine teutonico definirono la Prussia nella zona dei Balti Occidentali e la Livonia nell’area settentrionale, causando una differenziazione più netta e la vera e propria fondazione di uno stato.
Dalla metà del XIV secolo la Lituania cominciò ad espandersi nell’Europa Orientale dimostrando le grandi capacità della classe politica dominante, risultati non ottenibili senza solide basi culturali. Nel frattempo lo stato si divideva tra una formazione cristiana ed una pagana che coesistevano senza scontrarsi, ma fino alla completa cristianizzazione la produzione letteraria rimase molto scarsa, mentre l’architettura non mostrava alcunché di notevole anche se cominciarono a venire edificati luoghi di culto in pietra e non più in legno.
Nel XV secolo con la cristianizzazione della Lituania l’ambito culturale subì profonde trasformazioni dovute soprattutto alla minore resistenza incontrata dalle influenze esterne. Anche a livello politico furono molti i cambiamenti, l’introduzione della giurisprudenza portò alla creazione del primo Statuto della Lituania in vigore per oltre tre secoli.
Le principali basi culturali di una persona che voleva definirsi educata alle buone maniere non potevano prescindere dalle conoscenze linguistiche che qui, più che altrove, richiedevano la comprensione parlata e scritta di diversi idiomi. Oltre al latino e al polacco non poteva mancare il ruteno, ma anche tedesco e italiano erano costantemente inclusi.
Perciò molti intellettuali completarono la propria formazione nelle università estere, e proprio in questo periodo durante lo studio intensivo del latino i Lituani cominciarono a notare le similarità tra le due lingue, tanto da cominciare ad ipotizzare che il lituano derivasse dal latino. Idea rafforzata anche dalla leggenda di Palemone, militare romano fuggito dalla follia di Nerone.
Il Rinascimento e la presenza di Bona Sforza a corte diedero un contributo non secondario a quello della Riforma al fermento culturale dell’unione lituano-polacca. Le “eresie” causarono da un lato il ritorno di buona parte della popolazione alle vecchie credenze pagane, dall’altro spinse il clero ad intensificare gli sforzi. Nacque così l’ordine Gesuita che fondò nel 1579 l’Università di Vilnius.
L’invenzione della stampa suscitò interesse anche tra i Lituani, il Catechismo di Martynas Mažvydas è il primo libro in lingua lituana, ma la prima tipografia di Vilnius venne aperta una trentina di anni dopo.
Da allora l’interesse e la necessità di diffondere la cultura ricevettero una spinta importante anche se il rifiuto dei ceti nobili all’utilizzo della lingua lituana ne compromise la divulgazione.