Accento e intonazione

L’accento di parola non è legato ad una determinata sillaba e può variare anche all’interno di uno stesso paradigma: p.es. galvà “testa” nom. sing., gálvą acc. sing. Normalmente l’accento grafico è segnato soltanto nelle grammatiche e nei dizionari.

Gli accenti grafici servono a distinguere l’intonazione delle vocali lunghe e dei dittonghi:

l’accento circonflesso (o meglio la tilde) indica intonazione ascendente, cioè maggiore intensità sulla seconda parte della vocale lunga o del dittongo: p.es. nãmas “casa”, laũkas “campo”, tur̃tas “ricchezza”;

l’accento acuto indica intonazione discendente, cioè maggiore intensità sulla prima parte della vocale lunga o del dittongo: p.es. óras “aria”, sáulė “sole”, dárbas “lavoro”;

l’accento grave si trova sulle vocali brevi: p.es. ràsti “trovare”, tìk “soltanto”, ùpė “fiume”; esso serve anche a distinguere l’intonazione discendente nei dittonghi misti con primo elemento i o u l’intonazione discendente è segnata con l’accento grave: p.es. dìrbti “lavorare”, kùrti “creare”.

Una differente intonazione può distinguere parole altrimenti uguali: p.es. kal̃tas “colpevole”, káltas “scalpello”; šaũk imperativo di šaũkti “gridare”, šáuk imperativo di šáuti “sparare”; aũkštas “piano”, áukštas “alto”.