La coniugazione del verbo lituano si basa su tre temi verbali, rappresentati nelle tre forme solitamente citate nei dizionari; p.es., per il verbo dìrbti che significa “lavorare”, il paradigma è il seguente:
dìrbti, -a, -o da cui isolando la radice dìrb- si ricavano le forme principali
dìrbti infinito
dìrba 3ª persona del presente
dìrbo 3ª persona del preterito
da cui è possibile costruire le forme dei vari tempi e modi.
I modi finiti del verbo lituano sono tre: indicativo, congiuntivo (che funge anche da condizionale), imperativo.
L’indicativo presenta sette tempi verbali: presente, preterito, preterito iterativo, perfetto, piuccheperfetto, futuro, futuro anteriore.
Il congiuntivo consta di due tempi: presente e perfetto; mentre al condizionale si trova (così come in italiano) solo la forma presente.
Caratteristica importante del verbo lituano è la presenza di un’unica forma per la 3ª persona singolare e per la 3ª persona plurale: p.es. sakýti “dire”, 3ª persona indicativo presente sãko “egli dice, essi dicono”.
La 3ª persona è usata anche con valore impersonale: p.es. sãko significa anche “si dice”.
Al presente e al preterito dell’indicativo la posizione dell’accento può variare all’interno del paradigma; se la 3ª persona è accentata sulla penultima sillaba e se tale sillaba ha intonazione ascendente (accento circonflesso) o contiene le vocali i o u (che non facciano parte di un dittongo) con accento grave, alla 1ª e alla 2ª persona del singolare l’accento cade sulla desinenza:
gérti “bere”, 3ª pers. pres. gẽria: 1ª sing. geriù, 2ª sing. gerì
gìrti “lodare”, 3ª pers. pres. gìria: 1ª sing. giriù, 2ª sing. girì
dúoti “dare”, 3ª pers. pret. dãvė: 1ª sing. daviaũ, 2ª sing. daveĩ.
Negli altri casi l’accento è fisso sul tema:
dìdinti “ingrandire”, 3ª pers. pres. dìdina: 1ª sing. dìdinu, 2ª sing. dìdini
dũoti “dare”, 3ª pers. pres. dúoda: 1ª sing. dũodu, 2ª sing. dũodi
gérti “bere”, 3ª pers. pret. gė́rė: 1ª sing. gė́riau, 2ª sing. gė́rei.
Le forme di 1ª e 2ª pl. Si ottengono aggiungendo rispettivamente –me e –te alla forma della 3ª pers.; nella lingua parlata la -e finale è spesso omessa.
L’avverbio di negazione ne– “non” precede immediatamente il verbo e forma con esso un’unica parola: nenóriu “non voglio”.
In base alla terminazione della 3ª persona del presente indicativo si distinguono tre coniugazioni:
I coniugazione: -a, p.es. dìrba “lavora, lavorano”, da dìrbti “lavorare”; gẽria “beve, bevono”, da gérti “bere”;
II coniugazione: -i, p.es. mýli “ama, amano”, da mylė́ti “amare”; tùri “ha, hanno”, da turė́ti “avere”;
III coniugazione: -o, p.es. válgo “mangia, mangiano”, da válgyti “mangiare”; rãšo “scrive, scrivono”, da rašýti “scrivere”.