“Il primo ministro ferma lo sciopero”, titola Polska The Times. Sabato il premier polacco Donald Tusk è volato in Lituania per affrontare la protesta delle scuole di minoranza polacche contro la riforma del sistema educativo introdotta all’inizio dell’anno. Circa 60mila polacchi residenti in Lituania (su un totale di circa 280mila) hanno firmato una petizione contro la riforma, che definiscono discriminatoria. Venerdì la maggior parte delle scuole polacche in Lituania ha chiuso i battenti. Lo sciopero è stato in seguito sospeso per due settimane alla notizia che Polonia e Lituania istituiranno un comitato per trovare un compromesso e modificare la riforma.
Secondo l’editoriale di Gazeta Wyborcza la nuova legge, nonostante riduca il numero di materie insegnate in polacco e comporti la chiusura di alcune scuole polacche, non è discriminatoria nei confronti dei polacchi che vivono in Lituania, ma li avvicina semplicemente agli “standard di educazione di cui godono le minoranze degli altri paesi europei”. Secondo il quotidiano di Varsavia l’istituzione di un comitato bilaterale rappresenta però “il primo passo per risolvere le questioni cruciali legate alla minoranza polacca”, tra cui la compensazione per le proprietà dei polacchi sequestrate dal governo sovietico dopo la Seconda guerra mondiale e il diritto alle indicazioni stradali bilingue. “La Lituania deve capire che i diritti fondamentali delle minoranze nell’Ue non sono soltanto un’ossessione polacca”, ma “fanno parte degli standard dell’Unione europea”, conclude Gazeta Wyborcza.