Idiotas di Dostoevskij per la regia Eimuntas Nekrošius al Petruzzelli

Grande inizio per la stagione di prosa del Comune di Bari che, orfano del teatro Piccinni, presenta sul palcoscenico del Petruzzelli oggi e domani, con inizio rigorosamente alle ore 20, Idiotas del maestro lituano Eimuntas Nekrošius. Una maratona in lingua originale, con sovratitoli nella nostra lingua, della durata di circa sei ore ispirata al celebre romanzo di Dostoevskij ad opera di un regista ormai ben conosciuto anche in Puglia. Il pubblico, infatti, ha già avuto modo di apprezzare le sue precedenti messe in scena – con cast italiani – dell’Anna Karenina di Tolstoj e del Gabbiano di Cechov. Nekrošius inoltre, lo scorso maggio, ha tenuto un workshop che ha fatto parlare non solo per l’eccezionalità dell’evento – mai un artista di tale livello è approdato dalle nostre parti per un laboratorio teatrale – ma anche per gli strascichi polemici che sono seguiti riguardo ai criteri di selezione dei partecipanti allo stage. Polemiche a cui egli era naturalmente estraneo, ma che hanno agitato per un bel po’ le acque della cultura e della politica nostrane. Cose ormai lontane e superate. Oggi non resta che applaudire questo Idiotas al Petruzzelli in una delle pochissime tappe italiane della sua tournée.

L’appuntamento è straordinario proprio perché la compagnia è quella lituana – la Meno Fortas di Vilnius – costituita da un gruppo di interpreti eccezionali che lavorano ormai da lungo tempo con il regista. Un ensemble talmente affiatato che riesce ad essere in grado di anticipare addirittura le indicazioni del maestro, come lui stesso ebbe a dire in occasione del workshop. Grande è la predilezione per gli scrittori russi di Nekrošius e memorabili gli spettacoli che ha creato partendo dalle loro opere, pari almeno a quelli concepiti sulla trilogia shakespeariana costituita da Otello, Amleto e Macbeth. Idiotas è concentrato sulla dualità bene-male, ma qui i contorni sfumano, il puro principe Myskin – l’idiota del titolo – ha il suo opposto e contraltare nel violento Rogozin così come la dolce Nastasia si specchia in Aglaja, corrotta ma di animo buono. Ed è proprio un grande specchio l’altro protagonista dello spettacolo, uno specchio che ruota intorno ai personaggi e li costringe a fare i conti con se stessi e con il loro doppio. Come sempre in Nekrošius non è solo la parola a definire i caratteri ma anche una incessante fisicità, il rapporto con lo spazio scenico e i suoi oggetti, con il tappeto sonoro che in questa rappresentazione marca in continuazione gli eventi. Una porta compare in tutti e quattro gli atti della messa in scena a scandire il tempo e le apparizioni, a promettere rivelazioni e a negarle, mentre dei letti di ferro sono i segni inquietanti della malattia e del tornare bambini. E lo spettatore non può far altro, a dispetto della durata, che rimanere incollato alla poltrona di fronte ad attori così straordinari.

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