Una vera e propria cacciata di casa in nome dell’Europa e della difesa degli interessi continentali. Nella giornata di venerdì, 28 ottobre, il governo lituano ha fissato per il 31 ottobre 2014 il termine entro cui il monopolista russo, Gazprom, deve cedere ogni azione della compagnia statale Lietuvos Dujos.
La decisione è stata presa in seguito a trattative tra le Autorità lituane ed esponenti della compagnia tedesca, E.On Ruhrgas – alla quale appartiene il 38,9% della Lietuvos Dujos – a cui non ha partecipato alcun rappresentante di Gazprom, proprietaria del 37,1% dell’ente nazionale lituano che, oltre alla compravendita di gas per la Lituania, è responsabile della gestione delle infrastrutture energetiche del Paese. Un boccone appetitoso per il monopolista russo che, coadiuvato dall’alleato tedesco, aveva de facto controllato la Lietuvos Dujos fino ad oggi, ponendone alla presidenza il suo Vice-Capo, Valerij Golubjev: più volte accusato dal governo lituano di condotta antinazionale in quanto responsabile di un oneroso tariffario ancor oggi applicato da Mosca a Vilnius.
A cambiare le carte in tavola il varo, nel 2009, da parte della Commissione Europea, del Terzo Pacchetto Energetico: una legge che stabilisce la liberalizzazione del mercato del gas, vieta la gestione in regime di monopolio dei gasdotti del Vecchio Continente – sopratutto ad enti non-UE – ed impone la messa in comunicazione delle condutture di gas e nafta dei 27 Paesi dell’Unione con l’intento di creare un unico sistema infrastrutturale. Manna dal cielo per la Lituania che, legittimata dalla legislazione di Bruxelles, ha potuto iniziare una manovra per ristabilire la propria indipendenza energetica, controllando la presenza dei russi nel proprio mercato.
Da un lato, Vilnius ha programmato la costruzione di una serie di rigassificatori, in sintonia con gli altri Paesi Baltici e con la Polonia – impegnati in simile iniziative, con il medesimo scopo di diminuire la dipendenza da Mosca – dall’altro, ha programmato il riassorbimento forzato della Lietuvos Dujos, il suo scorporo in due compagnie – incaricate rispettivamente della gestione dei gasdotti e della compravendita di gas – e l’immediata vendita delle loro quote all’azionariato lituano ed europeo. Artefice di tale politica è stato il Ministro dell’Energia, Arvydas Sekmokas, deciso nell’applicare fino in fondo la legge UE, anche a costo di mozioni di sfiducia – proposte dall’opposizione socialdemocratica, vicina ai russi, ma respinte dalla maggioranza conservator-liberale a cui appartiene – e ricorsi all’Arbitrato Internazionale.